JJ21_Venezia_ Isola di San Giorgio

di Rachele Callegari

La laguna veneta è popolata da un vasto arcipelago di isole, più o meno note. Oltre a Venezia, le tre isole più conosciute sono Murano, Burano e Torcello, ma ce ne sono moltissime altre, oggi quasi disabitate, che offrono tuttavia magnifici paesaggi ed esperienze uniche. Alcune addirittura, come la stessa Torcello o isole che oggi sono scomparse (ad esempio Ammiana e Costanziaco), in origine erano anche più popolose di Venezia o erano utilizzate come roccaforti difensive o punti di controllo. 

Molto frequentata dai veneziani è Poveglia, detta “l’isola della domenica” perché tipica meta domenicale di famiglie e gruppi di amici per trascorrere la giornata. Conosciuta anche come “l’isola stregata” perché si dice vi aleggino presenze misteriose, diceria legata probabilmente al fatto che per anni l’isola fu sede di un lazzaretto e di un ospedale psichiatrico. 

Altra isola poco nota ma ricca di storia è San Francesco del deserto: abitata dal 1233, quando venne donata dal nobile veneziano Jacopo Michiel alla comunità dei frati francescani, affermando che nell’isola vi fosse una chiesa dedicata a San Francesco e da lui frequentata pochi anni prima. Il nome deriva dal fatto che nel corso del ‘400 l’isola venne abbandonata per le sue condizioni insalubri.

Infine, nel panorama lagunare che si staglia di fronte a piazza San Marco, è possibile ammirare, accanto alla ben più nota Giudecca, San Giorgio Maggiore. Località poco frequentata dai turisti, la sua origine va ricercata nel X secolo, quando vi si stabilì una comunità di monaci benedettini. Di particolare importanza la Basilica, realizzata dal Palladio nel corso del XVI secolo; non può mancare una visita anche al campanile di San Giorgio, dalla cui sommità è possibile ammirare l’intera città di Venezia da una prospettiva diversa. 

Alla scoperta di Venezia attraverso i nostri 5 sensi

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Vista

IL RICAMO DEL MARE
Una leggenda racconta l’origine del merletto di Burano: un giovane del posto, trovandosi in mare aperto, venne tentato dalle Sirene ma resistette per amore della sua promessa sposa. La regina delle Sirene, ammirata dalla fedeltà del giovane, colpì con la coda la nave, sollevando una massa di schiuma che andò a formare un magnifico velo da sposa. Il giorno delle nozze, il velo fu talmente ammirato che le donne di Burano cercarono di riprodurlo con ago e filo sottilissimo. La lavorazione del merletto comincia sull’isola nel corso del 1500 all’interno della Scuola dei Merletti; subisce un periodo di decadenza con la caduta della Serenissima ma grazie alla merlettaia Cencia Scarpariola, i ricami cominciarono ad essere considerati delle opere d’arte.

JJ21_Udito_vetro di Murano
Udito

IL SUONO DEL VETRO
Quando si pensa alla lavorazione del vetro di Murano, la prima immagine che viene in mente è quella di una fornace incandescente e di un mastro vetraio che lavora quel materiale reso malleabile dal calore. Quello su cui quasi mai si pone l’attenzione è il suono, quasi melodico, che il vetro restituisce; proprio a questo scopo, è nato il progetto “Loud Listening – Through The Sound Of Murano Glass”, realizzato dal Consorzio Promovetro Murano. Tra il 28 e il 31 gennaio 2014, tecnici e fonici dell’Archivio Italiano Paesaggi Sonori hanno lavorato a stretto contatto con i maestri del vetro, registrando i suoni della lavorazione, per produrre un docufilm, uscito a fine febbraio, che racconta la fragilità ma insieme la forza di un’arte così delicata.

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Gusto

I GERMOGLI DELLA LAGUNA
L’isola di Sant’Erasmo ha un’estensione pari alla metà del territorio di Venezia e dal ‘500 è ricoperta interamente da orti coltivati. I suoi terreni argillosi e dall’alta salinità, infatti, sono ideali per diverse coltivazioni, in particolare quella del famoso carciofo di Sant’Erasmo, dal caratteristico colore violetto. Ma le vere particolarità di questi ortaggi sono i loro germogli, le cosiddette castraùre, che si trovano per pochissimi giorni all’anno. Il gusto particolare dipende dalla salinità dell’acqua della laguna, motivo per cui si trovano solo in questa zona; per esaltare il particolare sapore, vengono spesso mangiate crude. Il carciofo violetto è stato incluso, per la sua ricercatezza, all’interno dei presidi Slow Food.

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Olfatto

PROFUMO DI ROSE
L’isola di San Lazzaro ospita dal 1717 la comunità monacale armena giunta a Venezia per sfuggire alla dominazione turca. Dalle parole di un poeta armeno, sappiamo che i monaci giunti sull’isola trovarono un luogo che «profuma di cardamomo e cannella, di rose, di violette, di flessibili rami di cipresso, di usignoli in esilio, questo raro inestimabile gioiello». E proprio in questo locus amoenus, innestarono una delle loro colture tipiche, presente ancora oggi, quella della rosa damascena, profumatissimo fiore dai cui petali ricavano la Vartanush, una confettura di rose. La preparazione avviene secondo la tecnica originale: le rose, che fioriscono in maggio, vengono colte all’alba o al calar del sole e la loro lavorazione impegna circa due settimane. 

JJ21_Tatto_ IL TRONO DI PIETRA
Tatto

IL TRONO DI PIETRA
Torcello è stata una fra le prime isole della laguna ad essere abitata; forse proprio per questa sua patina antica, è spesso oggetto di leggende. Una delle più note è quella che vede la piccola isola invasa dagli Unni di Attila nel corso del V secolo; in questa occasione, secondo la leggenda, essi avrebbero costruito quel trono di pietra che ancora oggi troneggia davanti alla basilica e che prende il nome proprio di Trono di Attila. Tuttavia, la leggenda è vera in parte: gli Unni non si spinsero mai oltre Aquileia, ma il trono risale realmente al V secolo, probabilmente costruito dalle prime popolazioni insediatesi per il governatore dell’isola. Esso veniva usato durante le sedute del consiglio cittadino e per l’amministrazione della giustizia.

Lo sapevi che… 

Nel 1600 fu introdotto a Venezia l’uso del tabacco. La sua vendita fu delegata agli spezieri e la Serenissima fu il primo Stato al mondo ad ottenerne il monopolio nel commercio.

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