di Martina B. Tagliapietra

Venezia è antichissima e con la sua storia millenaria ha affascinato tutto il mondo; eppure dietro a questa vita manifesta si cela un’intricata trama di leggende e misteri: è la Venezia celata che nasconde i suoi segreti e le sue storie tra le calli della città, i canali, i campi e i campielli.

 A Venezia la parola parvenza assume così un duplice significato: proprio la città che da sempre è stata una parete scenografica del dramma, delle maschere e dell’opera mondiale sottende, nel suo teatro più grande, una storia latente. È il Gran Teatro La Fenice che, inaugurato nel 1792, ascrive già nel suo nome un destino: nomen omen direbbero i latini, ben più di un appellativo, ben oltre un toponimo, la Fenice è già una storia.
Ovidio nelle sue Metamorfosi descrive l’araba fenice, l’uccello di fuoco che ha sorvolato tutte le mitologie del mondo antico e che ancora oggi non smette di affascinarci. Ogni cinquecento anni, spiega Ovidio, si ritirava dal suo volo e, costruitosi un nido di erbe balsamiche, si lasciava bruciare dal sole; da qui risorgeva e ricresceva con le stesse sembianze aquiline di prima. La Fenice di Venezia però non aspetta cinque secoli e, forse incalzato dal tempo della scena che vive mille storie ogni anno, il teatro in poco più di due secoli brucia due volte, nel 1836 e nel 1996. Viene poi ricostruito seguendo il progetto di origine e obbedendo all’imperativo “dov’era, com’era”. Una sorte che si incrocia, anche nelle sembianze, con quella dell’uccello da cui prende il nome, dal greco phoenix, rosso porpora. La fenice ha le ali purpuree come il sipario dell’opera, tende che si spiegano prima di prendere il volo; ha fiamme dorate nel cielo del Palco Reale e un destino circolare come la pianta di un teatro. Vite cicliche ma scandite da punti, atti teatrali e incendi, ceneri e rinascite.
È questa La Fenice o le fenici, che bruciano e rinascono insieme e che tra le ceneri conservano il germoglio della vita: questa è Venezia.

Travel Journal

Scala del Bovolo

La Scala del Bovolo, presso Palazzo Contarini, è un gioiello da non perdere a due passi da San Marco. Il suo nome deriva dalla particolare forma a chiocciola o “a guscio di lumaca”, in veneziano “bovolo”. Dalla cima della scala, interna al palazzo Gotico, si può assistere ad uno splendido panorama su Venezia. 

Bacino Orseolo

Il Bacino Orseolo, collocato appena dietro piazza San Marco, è un vero e proprio “parcheggio” sull’acqua. Dedicato ad uno dei più illustri dogi della Repubblica di Venezia, Pietro Orseolo, l’omonimo bacino è il luogo in cui durante la notte le gondole trovano riposo dopo una giornata per rii e canali.

Calle larga XXII Marzo

La Calle larga XXII Marzo, che prende il nome dalla giornata dei moti del ’48 e dalla cacciata degli austriaci da Venezia, è una delle principali direttrici della città, oltre ad essere la maggiore via d’accesso per San Marco. Su questa calle, la più larga di Venezia, si affacciano le maggiori boutiques dell’isola.

Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio è un edificio rinascimentale di piazza San Marco: situata sul fianco sinistro della basilica è un vero e proprio capolavoro di ingegneria e tecnica. Con il passare del tempo e in seguito alle modifiche subite nel corso dei secoli è diventato uno dei maggiori simboli di Venezia.

Senza titolo-1

Pubblicato da: Redazione il 22/06/2023

TOP

>> Sfoglia l’ultimo numero!

Clicca sulla copertina
e scopri tutto ciò che c’è di bello
a Jesolo e nelle vicinanze.