JJ32_Venezia celata

di Martina Priviero

Nel sestiere di Castello si trova la scuola di San Marco e, sulla sua facciata, si possono ammirare affascinanti e preziosi giochi prospettici creati da uno degli scalpellini più competenti della Serenissima, Cesco Pizzigani, che ha reso tale struttura famosa in tutto il mondo. Era il 1501 quando la moglie di Cesco venne colpita da una gravissima malattia. Egli fece tutto ciò che poté per farla guarire ma ogni suo sforzo umano ed economico non diede buoni frutti, tanto che lei morì e Cesco finì sul lastrico. Vendette la propria bottega, ritrovandosi costretto a mendicare proprio davanti al portone della scuola che aveva contribuito a edificare. Talvolta, non visto, si divertiva ad esercitare la sua vecchia arte ai lati del portale con un chiodo, incidendo i profili delle navi che ogni giorno vedeva caricare e scaricare merce in porto.  Nelle vicinanze risiedeva una giovane donna che aveva avuto un figlio da un levantino di origine turca e godeva dei privilegi riservati agli stranieri che dimoravano sull’isola della Giudecca. Il ragazzo abitava col padre ma andava spesso a trovare la madre con la quale aveva un rapporto alquanto turbolento, a causa del conflitto interiore causato dall’essere per metà veneziano e per metà turco.  La donna sopportava questo atteggiamento grazie all’amore infinito che nutriva per il figlio, ma un giorno questo sentimento cessò di esistere perché la lite fra loro sfociò in tragedia: durante il litigio il ragazzo la accoltellò, uccidendola e strappandole il cuore.  Una volta tornato in sé e accortosi del folle atto compiuto, corse via in preda al panico tenendo l’organo cardiaco tra le mani.  Trafelato per la fuga raggiunse la scuola di San Marco e, salito il primo gradino, ruzzolò a terra lasciando cadere il cuore che, dopo aver toccato il suolo, lasciò uscire queste parole: “Figlio mio, ti sei fatto male?”. Udito ciò il ragazzo, instabile e sconfortato, si gettò tra le onde di fronte al vicino cimitero. Cesco era lì presente e, dopo aver assistito a quella scena straziante, decise di ricordarla a modo suo incidendola sul marmo. Oggi presso la scuola, accanto ai profili delle navi, è possibile scorgere la figura di un uomo col turbante che stringe tra le mani un cuore. La leggenda narra che sia ancora possibile udire i lamenti del levantino mentre cerca il cuore della madre, per sentirne l’amorevole calore durante le gelide notti d’inverno.   

Travel Journal

Tintoretto

Casa del Tintiretto

Al civico 3399 di Cannaregio c’è la dimora gotica dal sapore quattrocentesco di Jacopo Robusti, meglio conosciuto come il Tintoretto, appellativo acquisito grazie alla professione del padre, Battista Robusti, tintore di stoffe. Al piano nobile spicca una trifora con finestre inquadrate da una cornice a cordone. Nonostante il mezzanino successivamente rialzato, la facciata conserva tutto il suo sapore storicamente culturale. Una lapide posta sulla facciata dice: “Non ignorare, viandante, l’antica casa di Jacopo Robusti detto il Tintoretto. Di qui per ogni dove si diffusero innumerevoli dipinti, mirabili pubblicamente e privatamente, magistralmente realizzati con fine ingegno dal suo pennello. Ti farà piacere apprendere ciò per la solerzia dell’attuale proprietario. 1842”

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Madonna dell’orto

Santuario edificato intorno al 1350, è sicuramente uno dei monumenti più importanti tra gli imperdibili del sestiere Cannaregio. La Chiesa della Madonna dell’Orto offre al visitatore un ampio campionario di opere d’arte. Fama e bellezza di essa sono indubbiamente legate al nome del celebre pittore Tintoretto che dimorava nel vicino campo dei Mori. Il Robusti lasciò nel santuario dieci splendide opere e non solo. Nel lato sinistro dell’abside riposano le sacre spoglie dell’artista. Quale miglior lascito testamentario! Quattro sono le cappelle funerarie costruite sul lato sinistro della chiesa: la cappella Valier, la cappella Vendramin, la cappella Morosini e la cappella Contarini, cognomi di alcune tra le più importanti famiglie veneziane. 

Teatro Italia

Teatro Italia

Luogo simbolo nel cuore di Venezia, gioiello architettonico del primo 900, il Teatro Italia è stato riqualificato nel 2016. È tornato ad essere un punto di riferimento per chi ama essere circondato dalla bellezza e dal respiro della storia, anche nella propria quotidianità. Nella sua vita lunga un secolo, questo prestigioso edificio è stato teatro, cinema, sede universitaria e ora, dopo un accurato lavoro di restauro, uno dei più scenografici negozi di alimentari al mondo. È tornato ad essere un vero e proprio palcoscenico di emozioni, ed è un patrimonio che racchiude storie e protagonisti d’eccellenza nel panorama enogastronomico italiano. 

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Museo Ebraico

Il Museo Ebraico è un piccolo scrigno nel cuore di Venezia, dove è possibile toccare con mano la storia del ghetto più antico d’Italia. È un angolo autentico di Venezia, reso tesoro d’arte e di bellezza da una cultura millenaria. Creato nel 1516, in una zona che anticamente ospitava una fonderia, il Ghetto Nuovo viene ampliato nel 1541 con l’aggiunta del cosiddetto Ghetto Vecchio e, nel 1633, del Ghetto Nuovissimo. Tale Museo Ebraico è stato fondato nel 1954 dalla Comunità Ebraica e la visita in questo luogo è un vero e proprio viaggio nel tempo. Si possono scoprire esempi di manifattura orafa e tessile, vedere la bellezza di oggetti rituali adoperati in casa e in sinagoga, e ammirare la preziosa collezione di libri e manoscritti antichi.

Lo sapevi che… 

Secondo la corrente di pensiero Feng Shui, ogni cosa è costruita in modo da riuscire ad ottenere le onde benefiche del Grande Drago, che giace nel sottosuolo. Se osserviamo Venezia dall’alto, sembra che il Canal Grande si snodi all’interno della città, simulando la forma di un dragone. L’isola di San Giorgio, posta nella zona della sua coda, è dedicata al santo che uccise il drago.

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Pubblicato da: Redazione il 6/12/2022

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