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… e la magia avvolge calli e campielli 

Venezia è romantica, affascinante e, al tempo stesso, avvolta nel mistero. Ciò che appare oggi è un museo a cielo aperto, gremito di turisti in ogni stagione. Ma la città lagunare è anche un luogo assai diverso e lontano delle metropoli contemporanee, in cui ogni attimo è scandito dallo sciabordio dell’acqua che lambisce storici palazzi e scorre sotto a più di 400 ponti, abbracciando le oltre 100 isole della laguna. Un universo poliedrico e antico, eterna fonte di ispirazione per sensibili animi artistici che sa colorarsi di un turbinio di coriandoli, durante il Carnevale più antico del pianeta. In quei giorni di festa, le maschere appaiono ovunque, ma non tutti sanno che, un tempo, si indossavano più spesso, quasi tutti i giorni. Rappresentavano la libertà, la trasgressione dalle regole imposte e hanno contribuito a creare quell’alone di mistero che accompagna Venezia da secoli. 

L’intricato labirinto di calli e campielli dove, la sera, i profili di chiese e palazzi creano sinuosi e suggestivi giochi d’ombre è lo scenario ideale per ambientare dei racconti del mistero. Leggende e storie del passato, violenti fatti di cronaca, miti e narrazioni, curiosi aneddoti ed enigmi irrisolti sono arrivati fino a noi grazie alla memoria collettiva, alle tradizioni popolari e agli scrittori che li hanno raccolti per fissarne il ricordo tra le righe. 

Il momento ideale per partire alla scoperta della Venezia segreta e misteriosa, con una guida esperta o lasciandosi sedurre dalla città senza una meta precisa, è la sera. Il momento in cui il chiasso dei turisti lascia il posto al buio e al silenzio, e se c’è la nebbia ancora meglio, perché porta con sé magia e fascino, creando un’atmosfera unica che esalta la fantasia. 

È in questo scenario che prendono vita personaggi che appartengono alla storia della città, fantasmi, cortigiane e creature demoniache. Tra realtà e immaginazione, escono dai palazzi, popolano l’oscurità dei sotoporteghi, spuntano dalla pietra, di cui sono prigionieri per l’eternità.
Di pietra è il cuore incastonato sull’arcata del Sotoportego dei Preti, a memoria della straziante storia d’amore tra il pescatore Orio e la sirena Melusina, rimasta intrappolata nella rete e, infine seppellita in mare. E sempre di pietra sono i celebri leoni dell’Arsenale che, per opera dell’incantesimo di un usuraio stregone, furono tramutati in belve feroci e sanguinarie. 

Di sangue si nutriva poi quel pittore-vampiro che, per l’amore non corrisposto con l’ignara Maria, si trovava a vagare in stato confusionale nei pressi di Calle de l’Aseo (poco distante da Campo Santa Margherita). E fu lì che morse il collo di una donna succhiandone il sangue e tentò di assalirne una seconda. 

La storia di Venezia trabocca di storie e leggende che raccontano di amori non ricambiati. È anche il caso di Selima, la più bella tra le ragazze turche (le “turchette”) di un harem giunto in città come bottino di guerra dalla battaglia di Lepanto, vinta dalla otta del doge Sebastiano Venier. Innamoratasi del giovane mercante Osman, si danzò con lui, ma non vedendolo tornare da un viaggio in patria, sposò un mercante veneziano. 

Osman finse rassegnazione ma meditava vendetta così le chiese un ultimo appuntamento, quello fatale. La uccise e, dopo alcuni anni, fu ritrovato il suo cranio con la lunga treccia in uno scrigno e, poco distante, uno scheletro senza testa con l’abito che indossava la sfortunata ragazza turca. Osman aveva portato con sé lo scrigno ma, perseguitato dallo spirito, pensò di restituirlo al corpo. E ancora oggi il triste e silenzioso spirito di Selima vaga nella zona del Ponte de le Turchette (vicino a Campo San Trovaso), ma non può parlare, a causa del taglio che le attraversa la gola. 

Le storie di fantasmi veneziane sono molte e coinvolgono anche personaggi illustri della storia veneziana. A iniziare dal doge Marin Faliero, decapitato in seguito a un tentato colpo di Stato (XIV° sec.) e sepolto con la testa tra le gambe. Il doge vaga ancora ogni notte alla ricerca della testa perduta, nei luoghi in cui complottava con i complici, dietro alla chiesa di San Zanipolo. Anche il fantasma del profetico doge Tommaso Mocenigo, che annunciò la guerra e la rovina di Venezia, appare nella zona di San Giovanni e Paolo, si muove inciampando su un lungo cartiglio che si estrae dalla bocca, dove c’è scritto “Veritas”: Il mistero non avvolge solo le persone ma an- che, per esempio, le varie ricette segrete della Theriaca (Teriaca/Triaca) che si sono succedute nel tempo. Gli ingredienti dell’allora panacea di tutti i mali erano pestati in capienti mortai di bronzo, segni dei quali si vedono ancora all’imboccatura di Calle dello Spezier (Campo Santo Stefano) e davanti alla farmacia Alle Due Colonne (Campo San Canzian). Pare che il farmaco, dalla decantata efficacia, contenesse qualcosa come una sessantina di sostanze portentose, tra le quali molte erbe dai poteri miracolosi e perfino carne essiccata di vipera. Concludiamo la fantastica narrazione con un matrimonio: quello tra Venezia e il mare. Secondo la tradizione, dopo la battaglia navale contro Ottone, il Papa donò al doge un anello e concesse alla città la facoltà di sposarsi con l’Adriatico nel giorno della Sensa (Ascensione), la cerimonia si rinnova ogni anno con un corteo di barche che esce dalle bocche di porto. A bordo anche il primo cittadino che eredita dal doge il ruolo simbolico di marito e lancia in mare l’anello, a rinnovare il dominio della città lagunare sulle acque dell’Adriatico. 

I 4 Must di Venezia:

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Must-see

L’ospedale dei lebbrosi, dapprima si trovava a Dorsoduro. Per evitare il contagio fu spostato in un luogo che prese il nome di Isola di San Lazzaro (o Lazzaretto). Dopo alcuni secoli, scampato il pericolo, a Castello nacque la chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti che, oltre ai malati, accoglieva anche poveri e mendicanti. Qui erano ospitate anche le ragazze disagiate a cui si insegnava un lavoro. Quelle che avevano doti canore, erano indirizzate alla musica. Presto la chiesa divenne un centro musicale molto importante e ospitò molti concerti, grazie anche allo spazioso vestibolo che isola l’interno della chiesa dai rumori esterni. La costruzione del luogo di culto si deve a Vincenzo Scamozzi, è di stile palladiano e ora fa parte, come cappella, dell’Ospedale di Venezia. Oltre alle opere di Tintoretto e Paolo Veronese, la chiesa conserva il grande monumento funebre del Capitano Generale Da Mar Alvise Mocenigo, grande condottiero della flotta della Serenissima. 

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Must-do

Fino al 1 maggio, Palazzo Zaguri accoglie, per la prima volta al mondo, l’esposizione “Da Kandinsky a Botero. Tutti in un lo”. Organizzata da Venice Exhibition, la mostra propone un percorso composto da cento arazzi, tessuti da mani femminili al telaio ad alto liccio per decenni, dal valore complessivo di circa cinquanta milioni di euro. La maggior parte delle opere arriva da una delle ultime arazzerie italiane, fondata nel 1960 da Ugo Scassa che, in vita, desiderava esporre i propri lavori a Venezia. La mostra ha come protagonisti gli arazzi dei grandi maestri del ‘900 italiani e stranieri, a iniziare da Kandinsky, De Chirico, Dalì, Guttuso, Piano, Klee, Matisse, Mirò, Warhol e Botero, in un dialogo costante con la scultura, la pittura, il disegno e la fotografia. Alcune sale presentano una ricerca storico-archeologica sulle origini della tessitura, con reperti di tessuto dell’antica civiltà egizia, la ricostruzione di un antico telaio romano e di un telaio eritreo. La voce di Vittorio Sgarbi guida i visitatori nel percorso della mostra. 

Must-have

Ca’ del Sol interpreta uno degli oggetti che più identificano Venezia: la maschera. Il laboratorio artigiano ne realizza di splendide rigorosamente a mano. Qui trovate le più celebri e tradizionali maschere del Carnevale veneziano, da Arlecchino a Pantalone e l’immancabile bauta, oltre a creazioni innovative nate utilizzando la carta pesta, il cuoio, la ceramica, il ferro e un materiale firmato Ca’ del Sol: il pizzo inamidato. Tra foglie d’oro, stoffe preziose, nastri, smalti, cristalli e merletti vengono alla luce preziose maschere e sfarzosi costumi disponibili in vendita e a noleggio. I maestri artigiani che compongono il cuore del laboratorio organizzano incontri sulla storia e sulle tecniche relative ai vari modelli oltre a corsi pratici in cui si scoprono i segreti della realizzazione delle maschere e le raffinate tecniche decorative. Ca’ del Sol Castello 4964 (Fond Osmarin) 

Must-eat

HOSTARIA OSOTTOOSOPRA 

Un ex pub conserva l’atmosfera delle osterie veneziane ma con uno stile di cucina più attuale e ricercato. L’ambiente in stile easy ma elegante accoglie gli ospiti “o sotto o sopra” e cioè nei due piani del locale. Il menù è snello proprio nel rispetto per la cura dei piatti, a iniziare dagli ingredienti freschi di qualità. Dalla carta: sauté di cozze della laguna, bigoli al torchio in salsa di acciughe, fegato alla veneziana con polenta. Calle San Pantalon 5754 www.osottoosopra.com 

 

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