JJ9_enrico bertolino

di Claudia Ferronato

Dal lavoro in banca all’istant theatre, dalla formazione all’impegno benefico, da Zelig alla satira politica, Enrico Bertolino è come il vino, migliora con gli anni recitando su palchi di legno pregiato. 

  • Cinema, televisione, teatro, cabaret, libri, edutainment e formazione, la tua personalità artistica e professionale si compone di molti aspetti, ce n’è uno che predomina?
    Essere multitasking è sempre state una delle mie attitudini, mi piace cambiare ed evolvermi. Il luogo in cui mi trovo più a mio agio è il palcoscenico che mi consenta di confrontarmi con un pubblico vero e di superare ogni sua aspettativa.
  • Un momento indimenticabile nella tua vita
    La nascita di mia figlia, arrivata tardi ma che ci ha riempiti di vita e allegria. Nella professione mi viene in mente, tra gli altri, il debutto in tv con Seven Show. E poi Ciro su Italia 1, ma anche i vari teatri sono nella valigia dei ricordi belli.
  • L’Inter e il tuo impegno con “Vida a Pititinga Onlus”, come nasce questa attività?
    L’Inter è la passione di famiglia, da generazioni: mamma e squadra non si cambiano. “Vida Pititinga Onlus” nasce da me e dalla mia compagna Edna, originaria del Brasile. Nel 2004 decidemmo di fermarci a Pititinga, piccolo paese del Nordest, dove aprimmo una “fundacao” no profit per aiutare la comunità e i bimbi. Lì sono nati l’Inter Campus (scuola e campo di calcio e volley), un asilo e 14 case, grazie ai donatori. Per contribuire basta cercare in rete “Fundacao Vida a Pititinga”. 
  • Nella tua carriera artistica ti senti di dire grazie a qualcuno? 
    Ai miei genitori, che non hanno mai condizionato le mie scelte. Sono arrivato a fare il comico a 37 anni, dopo 11 di banca e altrettanti dedicati a Formazione e Consulenza. Poi i colleghi di Zelig con cui sono cresciuto e con cui ho condiviso l’irripetibile era del cabaret in tv. E infine grazie agli autori, ai registi e ai musicisti, tutti gli amici che mi consentono di imparare divertendomi. Ho sempre ammirato il talento di Walter Chiari, il garbo e lo stile di Raimondo Vianello, l’espressività di Massimo Troisi, anche se i modelli sono solo riferimenti perché l’imitazione resta sempre una copia dell’originale.
  • Come fai a catturare l’attenzione del pubblico? 
    Cerco di mettermi nei loro panni e mi chiedo cosa si aspettano da uno spettacolo e, inoltre, adotto le Tecniche di Comunicazione che per anni ho studiato e altrettanti insegnato a manager e allievi dei miei corsi, tra cui quelli di Public Speaking e Media Training per i quali mi sono preparato negli USA e in Scandinavia. E poi metto tanto impegno ed entusiasmo che, a mio parere, è sempre necessario in ogni lavoro e ripaga in apprezzamento e sorrisi me e chi, con me, divide il palco ed è impegnato nel backstage.
  • Sei mai stato a Jesolo? 
    Jesolo è sempre stata un mito per me, da giovane, ma la mia famiglia mi ha “condannato” a 18 anni di ferie coatte in montagna, per cui mi sono rimaste impresse le cartoline da amici e compagni di scuola dove, a fianco della scritta “Baci da Jesolo” spesso albergavano immagini di rotondità che, per anni, mi hanno fatto… diciamo sognare.  Con gli anni ho scoperto l’intera riviera del Levante, inclusa Jesolo, bella e accogliente in ogni stagione. Perciò se a Jesolo c’è un teatro ospitale, chissà che il sogno non si avveri!
  • Come trascorri l’estate? Progetti per il futuro?
    Seguo i ritmi scolastici di mia figlia. Raggiungo lei e la mia compagna in Brasile a fine luglio.  Nel frattempo preparo il materiale per la stagione teatrale e, chissà, forse anche televisiva. Il futuro? Per un artista come me, invecchiare è come per il buon vino: deve avvenire tra i legni pregiati, che per me saranno sempre quelli di un palcoscenico.
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