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“La cucina della mamma e della nonna non passerà mai di moda”

di Alessio Conforti

È uno dei volti televisivi più noti nel panorama nazionale legato al mondo della cucina. Andrea Mainardi ci racconta come è nato l’amore per i fornelli e soprattutto dove sta andando un settore così strategico per il nostro Paese. Lo abbiamo incontrato al Centro Piave di San Donà.

 

  • Da dove nasce la tua passione per la cucina?
    È nata quando avevo 8 anni. Mi trovavo a casa ammalato e mentre mia mamma cucinava sfogliavo una famosa rivista. In prima pagina vi era un grande chef stellato: Gualtiero Marchesi. Mi innamorai di quella divisa e di quel grande cappello bianco. Dissi: “Io da grande voglio fare il cuoco”.
  • Da lì è iniziato tutto…
    Esatto. Poi tanta scuola, dedizione e gavetta. Fino all’apertura della mia attività nel mondo della ristorazione. 
  • Com’è la gestione?
    Non è facile, dietro c’è uno studio imprenditoriale preciso e un organigramma da rispettare. 
  • Dove sta andando la cucina al giorno d’oggi?
    Credo che alla fine torni sempre alle sue origini: da lì non si scappa. Magari ogni tanto c’è qualche moda o qualche esperimento, come è giusto che sia, ma il palato rimane sempre fedele ai gusti primordiali, ai sapori che tutti noi abbiamo assaggiato da piccoli. La cucina della mamma e della cucina della nonna non passerà mai di moda. 
  • Sei un volto noto della televisione italiana. Che esperienza è stata?
    Sicuramente un’esperienza importante, perché molte cose non le avrei fatte non fossi stato in tv. Sono grato ad Antonella Clerici, che mi ha lanciato alla “Prova del Cuoco”. Si è sempre molto affascinati da questo mezzo e lo noto anche tra i più giovani. La mia carriera parte però da lontano, con grandi sacrifici.
  • Che messaggio ti senti di dare alle giovani generazioni?
    Quello di avere sempre un obiettivo. Ai ragazzi a cui insegno dico spesso: “Dateci dentro!”. Se si vuole aprire una pizzeria, un bar, portare avanti la trattoria di famiglia o  lavorare in un ristorante stellato: l’importante è avere una meta. Se hai chiaro l’obiettivo vinci, perché sai dove vuoi arrivare. 
  • Il piatto preferito di Andrea Mainardi?
    Tagliatelle al salame di cinghiale. Un piatto molto forte, nostrano, che mi ricorda l’infanzia.
  • Hai aperto un ristorante anche negli Stati Uniti d’America. Il nostro “made in Italy” si sente ancora tanto?
    Secondo me siamo più potenti all’estero che in Italia, perché da noi diamo per scontato troppe cose. Dovremmo migliorare sotto questo aspetto. Oltre i nostri confini siamo dei mostri sacri.
  • Ci racconti un aneddoto sul tuo locale negli States?
    Sei anni fa, all’apertura del ristorante, pensavo a quale piatto proporre, scervellandomi. Alla fine mi sono presentato con le tagliatelle al ragù fatte in casa, tirate a mano, con il formaggio grattato al momento. È stato super apprezzato dai clienti. Quella per loro è la cucina italiana. E hanno ragione. 
  • Effettivamente siamo una nazione ricca da un punto di vista enogastronomico. Il trend a oggi qual è?
    Noto che in generale c’è una certa curiosità nei confronti di tutte le cucine, anche quelle che stanno arrivando dall’estero. Si assaggia e poi alla fine si decide se continuare con quei sapori oppure tornare ai piatti di un tempo.
  • E tu che fai?
    Io non ho dubbi: torno sempre indietro!
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