JJ14_REMO ANZOVINO

La mia musica, il mio pubblico, le mie storie 

di Elisa Panto

Tredici album, tra dischi di studio e colonne sonore, vincitore del Nastro d’Argento nel 2019, tantissime tournée in giro per il mondo. Lui è Remo Anzovino, uno dei massimi esponenti della musica strumentale italiana.

 

  • Buongiorno Remo! Ci racconti quando e come è nata la tua carriera? 
    Ho iniziato a suonare il pianoforte a 9 anni, a 11 ho creato la mia prima composizione, è stato un amore a prima vista che ho coltivato durate tutta l’adolescenza. Il primo grande passo è stato a 18 anni, quando scrissi le musiche per lo spettacolo teatrale della scuola. Da lì ho capito che la mia strada sarebbe stata la musica narrativa e ho iniziato a lavorare per il teatro, per la pubblicità e poi per il film muto. 
  • Il momento o uno dei momenti più emozionanti della tua carriera?
    Ce ne sono stati tanti. Sicuramente l’applauso della cineteca di Bologna in cui feci la musica per un film muto e capii che quella sarebbe stata la mia strada. E poi tutte le standing ovation in giro per il mondo, dall’arena di Verona, a Tokio, New York, Washington, Londra,… che mi hanno fatto capire come la mia musica contenga un linguaggio universale. Il concerto più emozionante in assoluto è stato quando scrissi ‘Suite for Vajont’ e suonai davanti a 3000 persone su un palcoscenico eccezionale, costruito apposta per l’occasione.
  • Hai fatto tante collaborazioni, quale ricordi con più emozione?
    Ho sempre pensato che le collaborazioni siano un importantissimo ingrediente di crescita artistica. Sicuramente sono molto grato alla persona che credette per primo in me, il leader della PFM Franz Di Cioccio, che mi ha insegnato tante cose del mestiere del musicista con grande generosità. 
  • Come nasce un tuo brano?
    C’è una differenza quando una musica nasce per un mio disco o per una colonna sonora. Io sento quando sta arrivando una grande idea, sento un’onda, un’alta marea, ma non sono uno che entra nell’ansia, non fisso le idee, lascio che continuino a lavorare nella mia testa. Possono passare anni, come per il brano ‘Amante’ che ci ha messo cinque anni per essere pubblicato.
  • Il complimento o la recensione che ti hanno fatto più piacere?
    Sicuramente quando composi il brano sul Vajont e Marco Paolini disse che nessuno scrisse mai un pezzo così importante in memoria di questa tragedia. E poi una recensione di un concerto a Milano, quando un giornalista scrisse che mi ero reso responsabile di un sequestro di persone durato un’ora e mezza!
  • Chi è il tuo pubblico, chi ascolta la tua musica? 
    Il mio pubblico va dai ragazzi dei 20-25 anni ai 70 anni e oltre, trasversalissimo, molto educato, che ricerca spazi di immaginazione. Il concerto per me è un’esperienza collettiva che fa il pubblico insieme all’artista, senza transenne, io lo voglio vicino al mio pianoforte, senza barriere.
  • Programmi futuri?
    Io ho dato la mia totale disponibilità a fare concerti appena possibile, anche più di un concerto al giorno. Sono molto curioso di vedere come sarà adesso, dopo questo periodo così particolare. 
  • Conosci Jesolo? Quale zona vedresti bene per un tuo concerto?
    Si, è un posto molto bello. Non ricordo di averci già suonato ma se ci fosse l’occasione verrei volentieri per un concerto all’alba o al tramonto in spiaggia.
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