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La festa del Redentore è molto sentita dai veneziani e culmina nello spettacolo pirotecnico che, sabato notte, lascia un ricordo indelebile in quanti lo ammirano. Sulla cornice incomparabile del Bacino di San Marco, colori, cascate di luce, riflessi sull’acqua e magici giochi di ombre regalano visioni inedite sulle facciate degli splendidi edifici e sui monumenti, per una notte d’incanto che si conclude alle prime luci dell’alba. Quest’anno le celebrazioni che, da secoli, tengono vivo il significato della festa, iniziano sabato 20 luglio. Secondo il rito, verso l’ora del tramonto le imbarcazioni addobbate e illuminate arrivano nel Bacino di San Marco e percorrono il Canale della Giudecca per aggiudicarsi un “posto in prima fila”. E, a quel punto, iniziano i festeggiamenti, partendo da una cena ricca di piatti tipici che riempie l’attesa prima dei “foghi” (fuochi, in dialetto).
Le origini storiche di questa celebrazione conducono al luglio del 1577, quando cioè si concluse una devastante pestilenza, durata due anni. Come richiesto dal doge Alvise Mocenigo, al termine del flagello che costò alla città moltissime vittime, si edificò, per grazia ricevuta, la chiesa votiva del Santissimo  Redentore. Progettata dal Palladio nello stesso anno e portata a termine, dopo la sua morte, nel 1592 da Antonio da Ponte sull’isola della Giudecca, l’edificio sacro rappresenta un ex voto che racchiude opere di inestimabile valore, con la firma di artisti quali Domenico Tintoretto e Paolo Veronese. Per celebrare lo scampato pericolo, inoltre, ogni anno a luglio, si allestisce un ponte votivo realizzato con le barche, lungo il Canale della Giudecca, che collega l’isola con le Zattere, permettendo a veneziani e ospiti di raggiungere a piedi la chiesa. L’apertura del ponte e la solenne processione iniziano con la benedizione del Patriarca di Venezia; le celebrazioni religiose proseguono anche domenica 21 luglio.
Una tradizione amata da più di 400 anni, affollata da cittadini e turisti che, oltre a festeggiarla in barca e sulle rive, frequentano balli e feste organizzate nei vari palazzi.
A chiusura dell’evento, domenica pomeriggio, il Canale della Giudecca è scenario delle regate di imbarcazioni tipiche. I campioni del remo si sfidano su “pupparini” a 2 remi, imbarcazioni utilizzate nel passato come barche private delle famiglie più ricche, mentre la regata finale vede gli uomini impegnati su gondole a due remi.
Una ghiotta curiosità sulla notte del Redentore riguarda i primi del Novecento e un giovane Rodolfo Valentino che, insieme ai suoi compagni, salì e rubò un piccolo rimorchiatore ormeggiato in Riva degli Schiavoni. Per l’eccessiva velocità l’imbarcazione colpì e rovesciò una gondola rischiando di far annegare una turista, salvata dal celebre ammaliatore tuffatosi in suo aiuto. Per sdebitarsi, la donna, una vedova rimasta celebre come Lady B., lo accolse presso di lei all’Hotel Excelsior. Si sussurra che il giovane studente trascorse insieme a lei il resto della sua vacanza in città.

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Chiesa del mese

Chiesa di Santa Maria di Nazareth o degli Scalzi

I Carmelitani scalzi si stabiliscono a Venezia all’inizio del XVII secolo e, nel 1649, fondano una piccola chiesa dedicata a Santa Maria di Nazareth, ispirandosi a un’immagine sacra. Nel 1656 si iniziano i lavori per una nuova chiesa più ampia, secondo il progetto di B. Longhena. La facciata si deve a G. Sardi, mentre il carmelitano laico frà G. Pozzo completa le strutture interne. Nella cappella Manin è sepolto l’ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, morto nel 1802. Purtroppo, durante un bombardamento austriaco nel 1915, andò distrutto l’affresco di Giambattista Tiepolo “Trasporto della casa di Loreto” che celebra il miracoloso trasporto a Loreto della santa casa di Nazareth in cui Maria aveva incontrato l’angelo Gabriele. Alcuni frammenti sopravvissuti e uno dei due bozzetti (olio su tela) di Tiepolo sono visibili alle Gallerie dell’Accademia.
La Chiesa degli Scalzi, pregevole esempio di tardo barocco veneziano, oggi si può visitare a Cannaregio, si trova nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Lucia.

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Tra calli e scalini

Ponte delle Guglie

Passeggiando per il sestiere di Cannaregio, poco prima della zona in cui il rio sfocia nel Canal Grande, c’è una sorta di curva a gomito e, proprio lì, fu costruito il ponte delle Guglie. Dapprima chiamato ponte di Cannaregio, era dotato di una struttura realizzata in legno con ponte levatore (1285). Nel lontano 1580, fu poi riedificato in pietra da Marchesino dei Marchesini, come ricorda l’iscrizione sulla balaustra, vicino allo stemma del doge Niccolò da Ponte. Nei secoli si sono susseguiti vari interventi di restauro per poi arrivare alla ricostruzione, avvenuta nel 1823 con l’aggiunta di quattro pinnacoli situati alle basi dei corrimani. Proprio l’introduzione delle guglie, ha portato al cambiamento del nome. Questa caratteristica lo rende unico nel suo genere e lo distingue da tutti gli altri ponti veneziani. Oltre agli alti pinnacoli, è adornato da volti e maschere che ne decorano l’arco esterno della volta, nascondendo i giunti dei vari segmenti.

Appuntamento con l’arte

Bansky a Venezia

Lo street writer, in concomitanza con la Biennale d’Arte, dedica due opere alla città.
Il “piccolo migrante con il razzo”, come già indicato da Google Maps, è un graffito realizzato da Bansky e comparso nella notte di venerdì 10 maggio sulla facciata di un edificio nei pressi di Campo Santa Margherita. Lo street writer inglese, che ha rivendicato la paternità di questa opera, è autore anche di un’originale incursione d’arte nel cuore della città. Nel video da lui postato nei social si vede qualcuno nascosto da un cappello e da un giornale, mentre espone “Venezia in oil”, il suo profetico grido di protesta contro la presenza delle grandi navi in città. Si tratta di un’installazione composta da nove quadretti che formano una nave da crociera danneggiata, che inquina le acque della laguna nello scorcio di una Venezia d’altri tempi, ritratta presso il Bacino di San Marco. Il protagonista del filmato, al termine, viene cacciato dagli agenti della polizia locale perché senza autorizzazione. Il provocatorio commento di Bansky in Istagram: “ Nonostante si tratti del più grande e prestigioso evento artistico del mondo, per qualche motivo non mi hanno mai invitato.”

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Dimore Storiche

Palazzo Contarini del Bovolo

Tra gli edifici più singolari e celebri di Venezia, c’è Palazzo Contarini del Bovolo. Costruito tra il ‘300 e il ‘400, ha due facciate totalmente differenti tra loro. Se l’anteriore è raffinata e lineare, l’altra si affaccia su un cortile interno, Corte del Maltese, e si compone di due parti affiancate ma distinte: in una presenta una serie di logge aperte e archi a tutto sesto mentre, di fianco, si trova la singolare torre rotonda con una famosissima scala a chiocciola esterna. L’elemento architettonico risalta per le dimensioni eccezionali e la decorazione con monofore che si si susseguono salendo verso la cima, dove il belvedere a cupola regala un’impareggiabile vista sulla città. La dimora della famiglia Contarini fu venduta agli inizi dell’800 e divenne un albergo, poi, nel 1852, fu ceduta alla parrocchia di San Luca. Le osservazioni astronomiche di Wilhelm Tempel, dal belvedere, gli permisero di scoprire una cometa e una nebulosa. Oggi il palazzo appartiene all’IRE (Istituzioni di Ricovero e di Educazione) di Venezia.
Conte Contarina del Bovolo 4303, San Marco

I 4 Must di Venezia:

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Must-see

Da Kandinsky a Botero. Tutti in un filo

La mostra “Da Kandinsky a Botero. Tutti in un filo” organizzata da Venice Exhibition trova un’elegante ambientazione a Palazzo Zaguri. Le opere di celebri artisti come Kandinsky, Dalì, Mirò, Andy Warhol e Botero sono interpretate da capolavori tessili provenienti, per la maggior parte, dall’arazzeria fondata da Ugo Scassa. Simbolo della mostra, il grande arazzo tratto dalla Venere di Botero rappresenta perfettamente la pienezza fisica delle donne dell’artista colombiano ed è esposto a Palazzo Zaguri per la prima volta al mondo.

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Must-do

Museo Ebraico di Venezia

Tra le due più antiche sinagoghe veneziane, nel campo del Ghetto Novo, si trova il piccolo ma ricchissimo Museo Ebraico, fondato nel 1954 dalla Comunità Ebraica Veneziana. Suddiviso in due aree che descrivono la vita ebraica, la prima è dedicata al ciclo delle festività e agli oggetti liturgici, mentre la seconda racconta la storia degli ebrei veneziani, attraverso foto e oggetti. Si possono ammirare importati esempi di manifattura orafa e tessile (XVI-XIX sec.), molti libri e manoscritti antichi.
Ingresso a pagamento: intero 12 €, ridotto 10 €, gratis sotto i 6 anni
www.museoebraico.it

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Must-have

Mee Venezia

In Campo San Zaccaria, poco distante da Piazza San Marco, sono molte le suggestioni per lo shopping emozionale, in spazi unici e alternativi che espongono oggettistica, illuminazione e complementi d’arredo. Oggetti del desiderio originali, divertenti, curiosi, una piacevole immersione nel design, come nel caso della ABC collection che presenta comodini, console, vassoi, specchi, mobili cassetti e animali coloratissimi, sorretti da piedini che indossano eleganti calzature.


Mee Campo San Zaccaria 4683

www.meevenezia.com

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Must-eat

Cocaeta – Non le solite Crêpes

Fuori dai classici percorsi turistici, è un autentico luogo goloso. Si gustano waffles e crêpes dolci e salate, accomodati in un piccolo locale moderno, con lampade da soffitto marinare, che si affaccia sul canale. Una chicca da annotare per tutti gli amanti dei dolci.

Fondamenta S. Giobbe, 549 

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