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Gianmaria Potenza

La sua arte allo squero di San Trovaso

di Michela Barausse

Lo squero è il tipico cantiere veneziano dove si creano le famose gondole della laguna di Venezia, ma anche paparini, sandoli, sciopòni e altre imbarcazioni tradizionali. A Venezia ne esistono solo 5, ma il più antico e famoso è lo squero di San Trovaso, nel quartiere Dorsoduro: il visitatore vedrà una costruzione in legno che ricorda più i masi alpini che le case veneziane. Risalente al 600, questo squero racchiude in sè tutta la sapienza, l’arte e la bellezza di un ambiente privo di mutamenti epocali, influenze e contaminazioni. Da sempre luogo di impegno e duro lavoro, oggi diventa teatro di un’esposizione artistica grazie alle due sculture del maestro Gianmaria Potenza, collocate ai lati opposti dello spazio esterno dello squero. Le due statue in bronzo, dal titolo “Il seme del futuro”, uniscono due versioni della venezianità ovvero la magia bizantina sontuosa delle opere del maestro e la visione di una capacità imprenditoriale e di un sapere antico che s’invera nel presente. Il legame viscerale tra l’artista Potenza e i luoghi a lui cari sono necessari alla sua ispirazione, e non poteva trovare sede più rappresentativa e prestigiosa che lo squero di San Trovaso. La particolarità delle due sculture, che possono passare inosservate al visitatore talmente sono integrate all’ambiente, portano gli esperti d’arte ad una profonda riflessione sulle due ambientazioni. La leggenda narra che nell’anno 809 Estrella, figlia del Doge Angelo Partecipazio, incontrò re Pipino, figlio dell’Imperatore Carlo Magno, su di una gondola il cui nome derivava dal greco Kondis (conchiglia). Estrella sperava di trattare la pace ma re Pipino rifiutò e dichiarò guerra ai Veneziani. Tuttavia, un’onda anomala sommerse l’esercito invasore e Venezia fu salvata dalla razzia. Il canale teatro della vittoria è il canale dell’Orfano ma la giovane Estrella, prima di approdare a Rio Alto, fu colpita dal proiettile di una catapulta veneziana, che distrusse la gondola facendo sparire la figlia del Doge. Proprio lì fu costruito il ponte di Rialto, e da allora le casate nobiliari ebbero le gondole con i loro colori finché, nel 1562, un decreto impose di dipingere le gondole di nero, colore del lutto per rispetto ai morti di peste. Un ordine che lo squero di San Trovaso rispetta tutt’oggi, incurante dello scorrere dei secoli.

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