Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
di Rachele Callegari
Tradizione quasi secolare e momento atteso dai Veneziani e non solo, anche quest’anno, fra l’1 e l’11 settembre si terrà a Venezia la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Alberto Barbera. Organizzata per la prima volta nel 1932, è il festival cinematografico più antico e uno dei più rinomati ancora oggi. Nasce dall’idea dell’allora presidente della Biennale Giuseppe Volpi, dello scultore Antonio Maraini e di Luciano de Feo, che fu il primo direttore artistico e selezionatore dei film in concorso. La prima edizione si tenne presso la terrazza dell’Hotel Excelsior di Lido di Venezia, ma non fu competitiva, come invece accadde dalla seconda in poi. Nonostante non fosse una gara, vennero presentati film che sarebbero diventati classici della letteratura cinematografica, ad esempio “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Rouben Mamoulian, primo film proiettato in assoluto.
Oggi, le categorie di gara per i film sono sei: Venezia 78, Fuori Concorso, Orizzonti, Orizzonti Extra, Venezia Classici e Venice VR Expanded. Tra queste, la sezione Orizzonti Extra è la novità 2021: si tratta di un ampliamento della sezione già dedicata alle nuove tendenze del cinema mondiale. La differenza è che presenterà meno vincoli in termini di formato e durata (purché i film superino i 60 minuti), ma anche di genere e destinazione; in più, i film di questa categoria saranno accompagnati da incontri con gli autori e con personalità della cultura.
Oltre ai premi per i film in concorso, altri due importanti riconoscimenti consegnati ogni anno sono i Leoni d’oro alla Carriera: il primo dedicato ad un regista che, grazie ai suoi lavori, abbia significativamente influenzato lo sviluppo del cinema; il secondo dedicato invece ad un attore che abbia saputo interpretare al meglio le esigenze espressive dei registi con cui ha collaborato.
Venezia, Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro – Direzione regionale Musei Veneto –
Su concessione del Ministero della Cultura
Alla scoperta di Venezia attraverso i nostri 5 sensi
Vista
LA CASA DEI TRE OCI
Passeggiando lungo le Fondamenta delle Zattere, veniamo attirati dalla Casa dei Tre Oci (occhi in veneziano), che si affaccia sul bacino di San Marco. Nacque negli anni ‘10 come dimora del pittore Mario de Maria, che volle commemorare la perdita della figlia Silvia: i tre finestroni della facciata, gli occhi appunto, simboleggiano lui, la moglie e il figlio Astolfo, mentre la bifora che li sovrasta la bambina scomparsa. Da sempre punto di ritrovo per artisti e intellettuali, la dimora ospitò nel tempo nomi illustri, come Dario Fo e più di recente l’architetto Renzo Piano. Dopo un restauro promosso dalla Fondazione di Venezia nel 2012, il palazzo è stato aperto al pubblico: oggi ospita eventi e conferenze ed è sede di importanti archivi fotografici.
Udito
RINTOCCHI RINASCIMENTALI
La Torre dell’Orologio di Piazza San Marco segna l’ingresso per l’antica strada delle Mercerie, da sempre un luogo d’incontro molto sfruttato dai Veneziani. Punto focale della Torre è la terrazza che la sormonta, sulla quale si trovano i famosi Mori, due figure maschili bronzee armate di martello, che “battono” l’ora su una campana. Sotto alla terrazza, troneggia il simbolo di Venezia, il leone alato; subito sotto, una nicchia con due porticine laterali, al cui interno si trova una Madonna col Bambino in rame smaltato. Ogni anno, dal giorno dell’Ascensione e per tutta la settimana successiva, a ogni scoccare dell’ora, dalle due porticine escono i Re Magi, preceduti da un angelo e passando davanti alla Madonna, si inchinano.
Gusto
FINGER FOOD VENEZIANO
L’origine dei cicheti, tipico aperitivo veneziano, si lega alla vocazione commerciale della città: nascono infatti per accompagnare e assorbire il vino che i mercanti bevevano per festeggiare la buona riuscita di un affare. Il termine deriva, secondo alcuni, dal latino ciccum, ossia la membrana che riveste le melagrane e in questo senso indicherebbe una piccola quantità; secondo altri, l’etimo è francese: da chiquet, a sua volta derivato dal verbo chichester, cioè sminuzzare. Quello su cui si concorda è la sostanza: si tratta di piccoli assaggi di cibo, ad esempio folpetti in umido o baccalà mantecato, che accompagnano l’aperitivo e che si possono gustare nei bàcari, tipici locali veneziani, spesso composti solo da un bancone e poche sedie.
Olfatto
MANEGGIARE MANOSCRITTI
La Biblioteca Nazionale Marciana, anche detta Libreria di San Marco, venne costruita dall’architetto Jacopo Sansovino nel corso del ‘500 per ospitare la collezione manoscritta del cardinal Bessarione e fu definita da Andrea Palladio “l’edificio più ricco che sia mai stato fatto”. La Biblioteca si arricchì nel tempo grazie a donazioni e lasciti, ma anche per effetto della legge emanata dal Senato veneziano che imponeva agli stampatori di depositarvi una copia di qualsiasi libro stampato; l’aumento dei volumi impose alla Biblioteca di espandersi nell’antica Zecca Veneta e nella Libreria Sansoviana. Tra i cimeli ospitati dalla Marciana, spicca il Breviario Grimani, preziosissimo codice miniato cinquecentesco appartenuto al collezionista d’arte Domenico Grimani.
Tatto
EYES WIDE SHUT
Ultimo capolavoro di Stanley Kubrik, ambientato a New York, “Eyes Wide Shut” venne presentato come film d’apertura alle 56° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 1999. Pur non essendo ambientato nella città lagunare, presenta tuttavia un legame nascosto con essa: infatti, le maschere utilizzate dal protagonista durante la festa che è il culmine del film, sono state realizzate dall’Atelier Kartaruga di Venezia. Il produttore Jan Harlan le scelse su consiglio del costumista del film, che ne aveva potute ammirare di simili a Camden Town a Londra, in un negozio appunto rifornito dall’atelier veneziano. Inoltre, è stato realizzato un documentario (Le maschere di Eyes Wide Shut) che racconta la storia delle maschere del film.
Lo sapevi che…
La tipica “ombra” veneziana, cioè il bicchiere di vino che si consuma all’ora dell’aperitivo, è così chiamata perché in origine veniva consumata al riparo dalla luce diretta del sole.