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Avere due reperti di 2000 anni (circa) e non saperlo

di Manuel Pavanello

Immaginiamo per un momento che in piazza Brescia a Jesolo Lido esista una stanza in cui sono conservati alcuni reperti provenienti dalle Antiche Mura e zone limitrofe. Fingiamo pure che tali reperti siano fruibili in orario di apertura in modo assolutamente libero e gratuito. È troppo pensare che fra essi ci siano tre reperti della Venezia romana risalenti al I secolo d.C?

Sorpresa: non è una fantasia. Questo è quanto accade realmente nell’Ufficio di Informazioni Turistiche in Sala Mosaici o Sala Tintoretto. Qui è conservata una piccola, ma significativa parte delle vestigia ritrovate presso le Antiche Mura di Jesolo Paese e scampate ai magazzini comunali chiusi al pubblico. Nella sopracitata sala sono stati collocati i mosaici rinvenuti con alcuni pannelli informativi di corredo e la riproduzione della trama della decorazione della pavimentazione musiva. Non mancano anche frammenti architettonici della basilica di S. Maria Maggiore, piccoli e  brutti esteticamente ma pur sempre manufatti storici, antiche testimonianze di una civiltà passata. Quello che rende ancora più incredibili questi manufatti è il fatto di essere stati riutilizzati come materiale di reimpiego e, nonostante tutte le traversie, essi sono tuttora davanti a noi. Difatti, nell’antichità era consuetudine “riciclare” blocchi di pietra, lapidi incluse, come materiale di costruzione pretagliato quando non erano più utili nella loro forma e funzione originarie.

Avere duemila anni di storia alle spalle significa essere stati realizzati nientemeno che nello stesso secolo in cui è vissuto Gesù Cristo. Suggestivo, vero?

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