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«La televisione di oggi: stimolante e probabilmente mai così bella»

di Alessio Conforti

Un mezzo che ha cambiato la vita di tutti noi e che ancora oggi, a distanza di anni, propone mode, tendenze e a volte anche scuole di pensiero. La televisione, che lo si voglia o no, fa parte della quotidianità di ognuno di noi. Lo sa bene Aldo Grasso, giornalista, critico televisivo del Corriere della Sera e professore universitario. Con lui, che abbiamo incontrato al Festival delle Idee a Mestre, abbiamo voluto analizzare il momento di un servizio, quello reso dalla tv, oggi più che mai al centro delle sfide del futuro.

 

  • La televisione: un’ interlocutrice dalla quale non possiamo prescindere. È d’accordo?
    Stiamo parlando del mezzo di comunicazione più importante di tutto il ‘900 e anche dei giorni nostri. Certo, ci sono dei momenti in cui la televisione è parsa come amica e altri in cui qualcuno pensa che sia stata nemica. Il problema è un altro.
  • Ossia…
    È quanto noi riusciamo a essere coscienti di questo mezzo, volgendolo a nostro favore e a non esserne sopraffatti. 
  • Professor Grasso, come sta oggi il mondo televisivo?
    Ci sono dei momenti in cui la vecchia televisione generalista sembra una televisione un po’ allo sbando, che cerca la sua ragione d’essere soltanto nell’ascolto. Contemporaneamente, però, non c’è mai stata una televisione così stimolante come quella di adesso: magari a pagamento o a formule come la serialità. E’ un momento in cui la televisione pare molto brutta ma probabilmente non è mai stata così bella.
  • Da qualche tempo le notizie di cronaca e politica vengono poste non solo nei telegiornali ma anche nei talk show. E’ un modo per spettacolarizzare la notizia?
    Sembra paradossale ma è un modo economico di fare televisione. Se noi guardiamo i palinsesti vediamo come la televisione di parola sia determinante. Il motivo è semplice.
  • Quale? 
    Invitare quattro o cinque ospiti e farli discutere tra loro ha dei costi notevolmente inferiori rispetto, per esempio, ad allestire un varietà o qualcosa del genere. Se poi questi litigano, meglio ancora perché curiosamente l’audience sale, ma lo stesso non si può dire del nostro ascolto e della nostra conoscenza.
  • Quando si parla di televisioni private non si parla solo di grandi gruppi, ma anche di quelle più piccole: le emittenti locali. Secondo lei c’è un futuro per questo mondo?
    Io me lo auguro. Le nuove tecnologie hanno cambiato lo scenario mediatico e generale: oggi faticano anche i grandi network a fare proposte e ad avere interesse. E’ un problema di tipo mediatico ma anche politico.
  • In che senso?
    I territori vanno presidiati ed è evidente che le televisioni locali devono continuare a esistere perché, secondo me, svolgono una funzione importante. Questo anche se le nuove tecnologie sono in continua evoluzione. Se non si sta attenti, c’è il rischio di essere superati dall’oggi al domani.
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