JJ16_Riccardo Pittis

Una vita da campione

di Elisa Panto

Riccardo Pittis, 118 presenze con la Nazionale, vincitore di 7 scudetti con le maglie di Milano e Treviso, leggenda della pallacanestro italiana.

  • Ciao Riccardo, ci racconti come è nata la tua carriera?
    La mia carriera è nata un po’ per caso. Sono nato con un difetto congenito al cuore e sono stato operato a 5 anni e mezzo. I dottori dissero a mia madre di farmi fare dello sport, mio fratello aveva iniziato a giocare a basket e io lo volevo emulare, avevo 6 anni e mezzo e da quel momento non ho più smesso.
  • C’era un rito portafortuna che facevi prima di entrare in campo?
    Gli atleti sono estremamente scaramantici. Nel giorno della partita dalla mattina era tutto un rito ripetuto, dal modo di entrare in campo, a come mi allacciavo le scarpe a come parcheggiavo la macchina. Ma attenzione! Non sono riti puramente scaramantici ma riti preparatori, per attivare la concentrazione sulla partita.
  • Consigli a ragazzi che vorrebbero diventare giocatori di alto livello come te? 
    Il più importante è divertirsi, avere una passione sfrenata per quello che si fa, e poi determinazione, tanto impegno, spirito di sacrificio, capacità di giocare in squadra e anche, perché no, un po’ di ambizione.
  • Sport e vita. Cosa può insegnare il basket ai giovani?
    Lo sport, il basket in particolare, è una fabbrica di insegnamenti, il condividere tempi, spazi e confidenze con i compagni, il saper collaborare, il rispetto verso i compagni, gli allenatori e i dirigenti.
  • I momenti più belli e emozionanti della tua carriera? E i più difficili?
    I momenti più belli ed emozionanti sono legati alle vittorie, lo scudetto nell’ 86-87 a Milano e quello 10 anni dopo a Treviso. Momenti difficili pochi per fortuna, uno a 30 anni, quando ho avuto un problema alla mano destra e ho dovuto imparare a tirare di sinistra, l’altro quando ho deciso di smettere di giocare.
  • Progetti futuri?
    Io sono un sognatore con i piedi per terra, sono molto concentrato su quello che faccio adesso, il mental coach e lo speaker motivazionale, aiuto le persone a esprimere il proprio potenziale e a raggiungere i propri obiettivi. Vorrei diventare un mental coach che lascia il segno, come quando giocavo.
  • Sei più tipo da mare o montagna? Ti piace Jesolo? 
    Sono decisamente un tipo da mare! Io amo il mare, rinasco quando vado al mare. Ho due riti, il primo e l’ultimo bagno. 
    A Jesolo ci vado molto spesso. Se vedete un tipo molto alto che cammina o beve un aperitivo in via Bafile, quello probabilmente sono io!
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