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Intervista a Gene Gnocchi

“Ecco da dove arriva la mia passione di far ridere”

di Alessio Conforti

 

È figlio di una comicità d’altri tempi e ancora oggi continua a farci divertire grazie ad uno stile inconfondibile. Gene Gnocchi, comico, cabarettista e conduttore, si racconta a Jesolo Journal.

 

  • Gene, da dove nasce la tua passione per la comicità?

Dalla mia famiglia, dove ha sempre regnato l’allegria. Mio padre, per dire, era simpaticamente un folle: con sei figli e una moglie ha comprato un’Alfa Romeo Duetto. E questo la dice tutta. 

  • Quindi l’hai ereditata…

Credo sia un aspetto genetico. Poi negli anni ho letto molta letteratura umoristica, mi viene in mente Flaiano. In seguito ho cominciato a scrivere, comporre monologhi e ho visto che la gente si divertiva. 

  • Anche tu ti sei esibito al famoso Zelig di Milano. Che tempi erano?

Stiamo parlando della metà degli anni ‘80. Erano tempi fantastici. Ricordo gli inizi quando c’erano anche Aldo, Giovanni e Giacomo, Albanese, Vergassola, il Mago Forest. L’ambiente era molto solidale, c’era amicizia. 

  • Hai lavorato con due big come Maurizio Costanzo e Raimondo Vianello. Cosa ricordi di loro?

Di Costanzo la grande fiducia che aveva in noi: ci dava carta bianca. Vianello era la classe innata del grande intrattenitore.

  • A proposito di big. Hai recitato anche per Lina Wertmüller…

Lina era di una bravura imbarazzante. Credo ce ne siano pochi come lei nel dirigere attori e macchine da presa. Mi ha insegnato tantissimo. 

  • Toglici una curiosità: chi è stato il tuo punto di riferimento?

Dal punto di vista professionale ho sempre amato una comicità lunare e surreale. Penso a Felice Andreasi, i primi Cochi e Renato, Paolo Villaggio, Enzo Jannacci e anche Jango Edwards. 

  • Ti abbiamo visto in tante trasmissioni sportive e leggiamo il tuo “Rompipallone” sulla Gazzetta. Il calcio è un filo conduttore della tua vita…

Il calcio è la mia vita. Ho giocato anche a discreti livelli. Possono dire che non so cantare, non faccio ridere e non so presentare. Ma non possono dire che non so giocare a calcio e che non me ne intendo…

  • Sei pronto a farti tesserare per qualche società sportiva?

Il Parma mi aveva tesserato e ho rischiato di giocare in A…

  • Come sta il calcio italiano se dovessi fare una diagnosi medica?

Direi che non sta bene, sia da un punto di vista economico che qualitativo. Se poi cambi canale e vai a vedere come giocano in Spagna, Germania, Inghilterra e Francia capisci che è un’altra storia. In Italia c’è qualche eccezione, vedi il Napoli.

  • Hai condotto diversi varietà televisivi. Come sono cambiati negli anni? 

Sono cambiati tanto. Ho fatto per 8 anni “Quelli che il calcio” con Simona Ventura: una volta era una trasmissione intera sulle partite. Ora è diventato un varietà anche a seguito del “campionato spezzatino”. E’ cambiata la televisione, perchè a farla sono i reality e le risposte sui social. C’è poco spazio per la comicità in senso stretto. 

  • E la satira?

Anche lei è cambiata con il politicamente corretto e la gogna dei social network. Ora prima di licenziare una battuta ci pensi su perché potrebbe urtare determinate sensibilità.

  • Sei ospite fisso a “Quarta Repubblica” di Nicola Porro. E’ mai capitato di aver cambiato la battuta in corsa per qualche ospite?

Cambiare le battute no. Ma a volte possono anche venire istantanee in base a quello che succede in diretta.

  • Cosa fa Gene Gnocchi nel tempo libero?

Interviste per giornali estivi….

  • E da grande cosa vuole fare?

Aprire un concerto di Bruce Springsteen!

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Pubblicato da: Redazione il 24/05/2023

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