Il Taglio del Re ha 500 anni
Un’acconciatura tutta da conoscere
di Manuel Pavanello
La Serenissima è sempre stata impegnata nell’attuare interventi idraulici nell’entroterra, soprattutto quando si trattava di salvaguardare il territorio e la laguna, elemento centrale per gli antichi Veneziani sin dalle origini. Anche a Jesolo furono attuati degli interventi idrogeologici in base a un Piano Regolatore Generale ante litteram, andando a intervenire pesantemente sul capriccioso fiume Piave.
Questa volta non parleremo del più conosciuto canale Cavetta, scavato nel 1600, ma del più antico canale Taglio del Re. Difatti, la sua realizzazione risale addirittura ai primi anni del XVI secolo su ordine del Collegio dei Savi, un organo collegiale veneziano avente compiti relativi alla valutazione e all’analisi preventiva dei lavori idrogeologici da presentare al Consiglio dei Pregadi o Senato.
Uno dei problemi del territorio cavazuccherino (=jesolano) è sempre stato costituito dal fiume Piave, indomabile nelle sue ricorrenti piene. La soluzione consisteva nella creazione di un canale “sborador” (termine tecnico veneziano) che deviasse verso il mare le abbondanti piene del sopradetto fiume. Lo scopo era quello di prevenire – o quantomeno attenuare – le esondazioni periodiche che contribuivano a devastare la produzione agricola e a vanificare la faticosa opera di bonifica.
Per l’escavo del canale i veneziani partirono dall’ansa del fiume oggi chiamata “intestadura” seguendo l’argine San Marco in direzione del porto di Cortellazzo e lo chiamarono “Taglio del Re”, nome giunto fino a noi. Il nome “Taglio” non lascia alcun dubbio sul fatto che sia un canale artificiale, esattamente come il “Taglio del Brenta”.
Purtroppo, nel corso del tempo, il Piave si dimostrò indomabile al punto da rendere necessario l’escavo dell’attuale “Piave Nuovo”, deviando le acque verso Cortellazzo. Ciononostante, il canale Taglio del Re, pur avendo già perduto importanza, nei secoli successivi aiutò il deflusso delle acque tenendo all’asciutto i terreni coltivati che attraversava e rimase un canale d’irrigazione anche durante le grandi opere di bonifica di inizio XX secolo.
La sua funzione si esaurì del tutto con la realizzazione di sistemi di irrigazione con canali in cemento negli anni ’70, ma tuttora rimane come testimonianza di un passato che lo ha visto come elemento fondamentale per il territorio. Anche un semplice “fossato” può nascondere una storia ultracentenaria. Il bello è riconoscerla e soprattutto raccontarla.