I resti di 140 abitanti, risalenti tra l’ottavo e il dodicesimo secolo, potranno dire molto sullo stile di vita dei primi jesolani. Ne sono convinti gli archeologi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che da tempo lavorano in prossimità del complesso delle “Antiche Mura”, sull’area del cosiddetto monastero di San Mauro. Quest’anno gli studiosi dell’ateneo veneziano, coordinati dal professor Sauro Gelichi, si sono dedicati allo scavo del cimitero, che si trovava all’interno e nei pressi della chiesa di San Mauro. Le precedenti indagini (2018-2020) avevano mostrato la ricchezza del patrimonio biologico e che, a ragione, si poteva considerare un promettente campione in grado di accedere direttamente alla storia degli uomini e delle donne dell’Alto Medioevo di questo territorio. Attivata una collaborazione con il Laboratorio di Antropologia Fisica dell’Università del Salento per lo scavo e lo studio dei reperti osteologici e con l’Università di Harvard per l’analisi del DNA, l’équipe ha completato lo scavo (e lo studio preliminare) di circa 140 individui, databili tra VIII e XII secolo. Un numero già al momento consistente, che potrebbe essere raddoppiato se non triplicato con la campagna del prossimo anno. Si verrebbe così ad avere il campione di popolazione più numeroso scavato (e studiato) della laguna veneziana, relativo all’Alto Medioevo, e uno dei più cospicui noti al momento in Italia.Gli archeologi si attendono molto dalle ricerche in corso: oltre a saperne di più sulla dieta alimentare, si investigheranno aspetti legati alla mobilità, alle malattie e al grado di conflittualità sociale. Inoltre lo studio tafonomico, unito a quello antropologico e archeologico, consentirà di comprendere più nel dettaglio i comportamenti dei gruppi familiari in uno spazio di uso collettivo (come il cimitero), riflesso attraverso le pratiche funerarie e la gestione della memoria.