La spiaggia di Jesolo, un passato glorioso e un futuro tutto da scrivere

di Giovanni Cagnassi

In principio c’era solo la sabbia. Quindici chilometri di arena che le foci del fiume Sile e Piave hanno riversato assieme alla forza immensa e perpetua del mare in un equilibrio di milioni di anni.

Jesolo, come altre spiagge, nasce così.

Ma il suo destino pare segnato nei secoli. E lo testimoniano i resti di una stazione di posta romana, o mansio, nella zona delle antiche mura, accoglienza privilegiata per i dignitari che viaggiavano per ragioni di Stato. Equilium, dal latino equus, “città dei cavalli”, diventerà Cavazuccherina, dall’omonimo canale, in veneziano Cava, realizzato nel 1499 e costruito da Alvise Zucharin. Ma è dopo la Grande Guerra che Jesolo nasce “turisticamente” parlando. Oggi che si parla di spiagge e concessioni demaniali, vien da sorridere nel pensare ai milioni di metri cubi di sabbia che sono diventati l’oro conteso della città. Dopo la prima guerra mondiale la spiaggia è diventata luogo di riposo e riabilitazione per i reduci che trovarono nell’Istituto “Dux”, antesignano dell’odierno ospedale, un porto sicuro per rialzarsi dopo le efferatezze della guerra di trincea. Le basi del turismo erano gettate. Terminata anche la seconda guerra mondiale, Jesolo inizia a guardare al futuro con più entusiasmo e negli anni 50 ritornano i primi turisti tedeschi che avevano conosciuto l’Italia nel campi di battaglia. Chi annusa l’affare con largo anticipo ospita i turisti che prendono il sole sulla spiaggia e cercano un riferimento per la loro vacanza. Da allora la località imbocca una strada senza fine che ci porta ai giorni attuali. Sono stati piantati 40 mila ombrelloni, consolidati 50 chioschi, eretti quasi 400 alberghi, poi ridotti tra residence e appartamenti, circa 10 mila quelli estivi. Le presenze sono salite da poche centinaia a oltre 5 milioni e mezzo. Jesolo è il capoluogo in pectore della costa veneziana e il suo lido morfologicamente “veneziano” da isola sabbiosa è ora una macchina potente che impiega 12 mila addetti tra ricettivo e commercio. 

L’attualità ci porta al duro confronto con la burocrazia europea che impone la concorrenza sulla spiaggia: terreno demaniale e quindi di tutti. Per troppi anni le concessioni sul Demanio si sono rinnovate automaticamente, pagando canoni spesso molto ridotti rispetto agli introiti garantiti. Chi ha investito ricorda che ha costruito sul nulla, sulla sabbia, e realizzato tanto. Ma questa sabbia è l’oro della località turistica, anche se costantemente minacciata dall’erosione marina. L’Unione Europea ha posto davanti la necessità che il libero mercato, fondamenta dell’economia liberale e moderna, sia garantito anche tra i granelli minuscoli di arena dolomitica. Il Comune ha fatto un balzo in avanti prima che lo facesse il governo, grazie al dinamismo dei nostri imprenditori balneari, organizzato le gare per le assegnazioni pluriennali ai sensi di una legge regionale che il Veneto ha e molti ci invidiano, la legge 33 sul turismo.

Il futuro è ancora da scrivere.

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Pubblicato da: Redazione il 27/03/2024

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