Intervista a Paolo Ruffini

Il presente, il luogo dove risiede la felicità”

di Alessio Conforti

Paolo Ruffini, nota personalità a livello televisivo e teatrale, apre il Festival Aqua giovedì 5 giugno con lo spettacolo “Storie del nostro presente”, uno sguardo puro e spontaneo sul mondo e sulle tematiche esistenziali della vita. L’appuntamento è sull’arenile di piazza Brescia, alle 20.45. Attore, comico, sceneggiatore e regista, Ruffini ci racconta cosa sta dietro a quest’esperienza artistica.

Da dove nasce “Storie del nostro presente”?

Nasce dalle risposte che pongo, nel corso dei miei format sui social, a bambini e anziani. Persone che reputo sagge. A loro chiedo: “Cosa preferisci tra passato, presente e futuro?”. L’80% mi risponde il presente.

Che cosa intendono per presente?

Una bambina mi ha detto, proprio di recente, che il futuro è tra un secondo. La trovo una definizione bellissima. Tra presente e futuro c’è una soglia sottile, come un crepuscolo. Ma è un tempo comune e interessante. Il presente è un tempo fondante del nostro essere e di cui molto spesso ci dimentichiamo. Ci occupiamo maggiormente del futuro ma tralasciamo il “qui e ora”, l’istante, l’attimo che non tornerà. Il presente è il luogo dove risiede la felicità. Difficile che ci sia nel futuro, dove invece c’è l’incertezza.

E nel passato?

Lì c’è la serenità.

Che differenze ci sono tra piccoli e grandi?

I bambini vivono il presente meglio di noi, vivono nel divenire, nel presente più estremo. Non sono interessati a dove andranno in vacanza quest’estate, ma piuttosto si godono l’oggi, gli amici di scuola, la mattina, il pomeriggio. Ossia quello che gli arriva, come un regalo da scartare. Viviamo in un momento storico così complicato che noi adulti ci dimentichiamo di scartare questo regalo.

Cosa intendi?

Abbiamo del tempo in omaggio che ci viene concesso ogni giorno, quando ci svegliamo e quando ci alziamo. Questo tempo, con tutta la libertà che vogliamo, può essere gestito in maniera non inerziale ma con arbitrio e coscienza. Prendendo delle decisioni. Siamo diventati degli ignavi: Dante Alighieri ci metterebbe nel girone peggiore della Divina Commedia. Progettiamo quello che facciamo per binari preconfezionati. Quando invece assapori la libertà ti accorgi di vivere il presente ed è quello che capita a me.

Qual è l’obiettivo dell’opera?

Prendere lo spettatore e immergerlo in contesti semplici. I bambini giocano con il tempo e io giocherò con il pubblico attraverso il tempo. A non farci prendere dal tempo. L’obiettivo è anche quello di tornare a far credere le persone. Ad avere fede nella fantasia e nelle cose belle. Come i bambini.

Quante volte diciamo la frase: “Ho perso tempo”? Cosa ne pensi?

Il tempo non l’hai mai perso, l’hai impiegato. Il tempo passa se lo fai passare ma, se ci mettiamo di mezzo, siamo noi che passiamo e il tempo può anche stare fermo.

Come giudichi tua esperienza da regista teatrale?

Stupenda perchè credo molto nel teatro. Non so se tra cent’anni ci sarà Tik Tok, ma ci sarà di sicuro il teatro: è il mezzo più urgente che lo spettacolo abbia mai avuto. Mi piace l’idea dello spettatore che mette il telefono in silenzioso o in modalità aereo. Ma anche del pubblico che esce, mentre il cinema ce l’abbiamo a casa. Il teatro ci chiede fatica, è questo il bello.

Quali i tuoi progetti futuri?

Tantissimi. Continuerà “Radio Up&Down – la trasmissione con un cromosoma in più”, che diventerà quotidiano. Quest’estate girerò un film e il 19 giugno ne uscirà uno che si chiama “Poveri noi”. E’ uscito un nuovo podcast che si chiama “Din don down”, senza dimenticare l’omonimo spettacolo teatrale che quest’anno ha fatto sold out ovunque e che è pronto a tornare anche nella prossima stagione con tante date già confermate nei principali teatri italiani.

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Pubblicato da: Redazione il 5/06/2025

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