
Intervista a Nicola Antoniazzi, il giovane chef che non si vuole fermare
“Il patrimonio italiano? La cucina”
di Riccardo Zambon
Classe ’97, jesolano di nascita e tanta fame di cucinare ad alti livelli. Questo l’identikit di Nicola Antoniazzi, giovane chef che dopo aver girato l’Italia e parte del mondo racconta a Jesolo Journal le sue origini, la sua idea di cucina e le sue ambizioni future.
Nicola, da dove nasce la tua passione per la cucina?
Letteralmente, da casa di mia nonna. Per merito suo naturalmente. Da piccolo non vedevo l’ora di uscire da scuola per andare da lei, la aiutavo a friggere e preparavamo insieme il pane. Sono fortemente convinto che sia stata lei a trasmettermi questo amore per la cucina.
Sei giovane ma hai già avuto esperienze importanti in Italia e all’estero. Quali hanno segnato maggiormente il tuo percorso?
Credo che per cucinare ad alto livello sia fondamentale avere una forte apertura mentale. In tutti i sensi. Io sono riuscito a raggiungerla grazie a tre esperienze in particolare. La prima a 17 anni, quando sono partito per uno stage di quattro mesi all’Hotel Ritz, rinomato cinque stelle di Londra: già dopo il primo giorno mi sono detto: “ok, io voglio lavorare proprio così”. L’apertura sulla cucina vera e propria invece l’ho incontrata in Puglia al Creatività Restaurant, ristorante della Guida Michelin, in cui ho lavorato a 20 anni come capopartita ai primi. Lì ho imparato ad uscire dagli schemi.
E la terza esperienza?
A Doha, in Qatar. La più importante per me dal punto di vista umano. Quotidianamente avevo modo di venire a contatto con ragazzi da tutte le parti del mondo e di conseguenza con le più svariate cucine: giapponese, libanese, nordica. Io insegnavo loro a fare la pasta fresca e loro insegnavano a me i segreti dell’hummus di ceci. È stato qualcosa di magico.
Invece oggi sei Jr. Sous Chef a Porto Ercole.
Si, dopo due anni allo Splendido di Portofino (Cinque stelle lusso tra i migliori 50 hotel al mondo, n.d.r.), per l’estate sarò in Toscana. Sono entusiasta della filosofia che adottiamo: c’è grande attenzione alle materie prime del territorio e lo spreco alimentare è ridotto al minimo.
Per concludere, il piatto che più di tutti ami cucinare?
I risotti. Mi affascina il fatto che da un minuscolo chicco secco si possa raggiungere una consistenza così cremosa e avvolgente. Credo che la scintilla sia scoccata quando ad ALMA abbiamo preparato l’iconico Riso Oro e Zafferano del maestro Gualtiero Marchesi. Per questo mi piace cucinare i risotti… e anche mangiarli!
Pubblicato da: Redazione il 02/12/2024