Andrea Bafile | Il ricordo del pronipote Camillo Berardi
“Un galantuomo con un eroismo umano e cristiano”
di Alessio Conforti
Il nome di Andrea Bafile è legato a doppio filo con quello di Jesolo, città che ospita un monumento dedicato alla sua figura, l’intitolazione della strada principale del lido e di recente anche la raffigurazione del sacrario di Bocca di Valle, dove riposano le sue spoglie. Pluridecorato tenente di vascello della Regia Marina, Bafile morì durante un combattimento a Cortellazzo nel corso della prima guerra mondiale, venendo insignito della medaglia d’oro al valore militare. Camillo Berardi, suo pronipote, classe 1946, ora residente all’Aquila, ha accolto volentieri il nostro invito a ricordare la figura dello zio.
Quali sono i ricordi che la legano alla figura di Andrea Bafile?
Ho conosciuto tutti i suoi fratelli, che erano ben 11. Mia nonna era la sorella di Andrea Bafile. Sono il primo dei pronipoti. Esiste una foto di quando mia nonna e mio nonno si sposarono: in questo scatto ci sono tutti i fratelli di Andrea Bafile, probabilmente l’unica volta che si riunirono.
Il paese natio di Bafile, Monticchio, in Abruzzo, è legato indissolubilmente alla sua figura…
Certo. Al tempo Monticchio era una frazione di Bagno, che faceva comune. Al giorno d’oggi è invece frazione dell’Aquila. Bafile nacque un mese prima del previsto e la madre partorì a Monticchio al posto dell’Aquila, dove invece sono nati tutti i fratelli e dove il padre aveva lo studio medico.
Quante volte è stato a Jesolo?
Sono venuto più volte, a cominciare da quando venne eretto il primo busto.
C’è un aneddoto storico poco conosciuto che riguarda Jesolo e Andrea Bafile?
Si. Quando morì, Andrea Bafile venne sepolto al cimitero di Ca’ Gamba. Gabriele d’Annunzio si impegnò per raccogliere dei fondi al fine di erigergli un monumento proprio nell’allora luogo di culto jesolano. Un fatto che trova riscontro nella quarta di copertina del libro “Beffa di Buccari”. Poi il monumento doveva essere realizzato nel cimitero monumentale dell’isola di San Michele a Venezia. Ma questo progetto con gli anni si arenò.
Cosa accomuna Bafile e D’Annunzio?
Per D’Annunzio Bafile era un amico. Erano due persone molto diverse, ma sicuramente accomunate dall’amore per la Patria. La loro amicizia nacque all’aeroporto di Gioia del Colle, in Puglia, nel 1917, nell’ambito del bombardamento aereo sulle Bocche di Cattaro, in Dalmazia. Andrea Bafile aveva conseguito anche il diploma di pilota e montò su tutti i 14 mezzi, che dovevano volare sull’acqua, la strumentazione marittima.
Qual è il messaggio che più vi sta a cuore, come familiari, dell’operato in vita di Andrea Bafile?
Ha avuto tre decorazioni: era prima di tutto un galantuomo con un eroismo umano e cristiano. Ecco cosa ci rende orgogliosi di lui. Tanti episodi di valore ma il gesto più importante fu quello di Cortellazzo. Lui non morì perchè si gettò nella battaglia, ma perchè decise di fare una ricognizione notturna sulla sponda nemica con quattro volontari in un’imbarcazione. Si divisero e poiché all’ora stabilita per il rientro mancava uno dei suoi marinai, andò da solo a cercarlo. Si fece tutta la strada e non lo ritrovò. Ma nel frattempo, con l’arrivo del giorno, gli austriaci si accorsero della presenza dei soldati italiani e iniziarono a sparare. Fu ferito a morte durante l’attraversamento del Piave.
Ha rischiato la vita per un sottoposto…
Si. Prima di morire fece in tempo a riferire i risultati della perlustrazione e a consegnare a un marinaio la medaglietta che gli diede la madre prima di partire in guerra, ordinando di fargliela riavere.
Pubblicato da: Redazione il 29/11/2024