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Cavetta: la bretella d’acqua “vecchia” 400 anni

di Manuel Pavanello

La storia della nostra città è sempre stata legata a Venezia e sempre lo sarà, per un motivo o per un altro. Secoli addietro la Repubblica di Venezia è stata non solo una potenza commerciale a livello marittimo nel Mediterraneo, ma nel 1400 iniziò anche ad interessarsi allo sviluppo nell’entroterra per costituire il cosiddetto “Stato de Terra”.

Molte erano le merci commerciate per queste vie, terrestri o fluviali che fossero, una fra tutte il legno proveniente dalla foresta del Cansiglio, fonte di tronchi d’albero per sostenere la città stessa ad esempio. Una seconda esigenza, stavolta di carattere sanitario, era quella di tenere separate le acque dolci dei fiumi, ritenute veicolo di diffusione della malaria, da quelle salmastre della laguna che andavano tutelate a ogni costo. Infine, occorreva un modo per arginare le piene del Piave, una piaga nelle nostre terre. Per tutte queste motivazioni, la Serenissima diede vita a svariati progetti di escavo di canali artificiali anche nella nostra città.

Una di queste bretelle fluviali fu ideata nel 1440. Si tratta di quella denominata Cava (canale) Zucharin, da cui il toponimo “Cavazuccherina” che Jesolo assunse dal 1499 al 1930 dal nome dell’idraulico Alvise Zuccarini, che nel 1499 progettò questo canale dal Piave fino a Revedoli. Dopo alcune interruzioni e riprese, nel 1601 il Cavetta fu finalmente aperto al traffico fluviale: fu un’impresa titanica concretizzata attraverso il lavoro manuale di persone e animali, quindi non stupisce che l’opera fu conclusa solo dopo un secolo dal suo inizio.

La geografia idraulica territoriale cambiò nell’inverno del 1693 in seguito a una piena eccezionale del Piave –una tra le tante– con cui trovò definitivamente sbocco a Cortellazzo, tra la Cavetta e Revedoli. Questa modifica imprevista interruppe di colpo la via di navigazione. Per ovviare al rischio di ulteriori piene si realizzarono delle porte di sbarramento a Cortellazzo: queste servivano per bloccare i riflussi idraulici delle piene fluviali impedendo di danneggiare Cavazuccherina e, in particolar modo, i territori bonificati. Successivamente, il Cavetta divise prima Francesi e Austriaci in seguito alla conquista napoleonica, ma anche Italiani e Austriaci nella Grande Guerra dopo la battaglia di Caporetto.

Ora le Porte storiche di Cortellazzo sono inattive e il Cavetta rimane lì, immutato dopo secoli, a fungere da regolatore del livello dell’acqua e da “selfie point” per i turisti che passano lungo quelle sponde.

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