Un miracolo della natura: i Colli Euganei

La fama di cui i Colli Euganei godono da tempo è probabilmente dovuta alle fonti termali naturali presenti nel sottosuolo. Tuttavia oggi la lente d’ingrandimento dell’enologia mondiale è puntata su questo prodigioso areale vitivinicolo, forse per troppo tempo sottovalutato.

Mi piace definirlo “miracolo della natura” perché si tratta di un territorio davvero unico nel suo genere: un comprensorio di circa 100 colli, di cui il più alto non supera i 600 metri s.l.m., letteralmente incastonati nel bel mezzo della Pianura Padana. L’origine del territorio è vulcanica ma oggi i suoli sono estremamente diversificati a seconda dell’altezza e della posizione delle colline: rocce vulcaniche di varie tipologie (basalto nero su tutte) dominano la parte nord e sono in grado di donare complessità ed eleganza al vino, oltre che grande ricchezza di minerali; prevalentemente calcarea, invece, è la parte sud dei Colli, in cui ritroviamo la struttura e l’alcolicità tipiche di questo suolo. Davvero interessante al fine di comprenderne i vini è anche l’esposizione solare delle varie colline. I versanti esposti a sud ricevono luce solare diretta per 2600 ore all’anno, la loro vegetazione è di tipo mediterraneo e i vini che ne derivano sono rossi caldi e potenti, vocati all’affinamento in legno, oltre a bianchi di spessore. L’esposizione a nord, d’altro canto, garantisce appena 700 ore di luce diretta all’anno, vede una flora e una fauna di tipo prealpino e i suoi vini rossi risultano fruttati e croccanti, mentre i bianchi ne beneficiano in freschezza acida e in finezza di profumi, un po’ come accade per i vini di montagna. Tali caratteristiche nel calice vengono accentuate anche dalla posizione (nord-sud dell’areale) e dall’altezza del vigneto.  In quanto a biodiversità vitivinicola poi, c’è da leccarsi i baffi: i vitigni internazionali a bacca nera come Merlot, Cabernet e Carmenere hanno trovato uno dei loro territori d’elezione sui Colli Euganei (tra le migliori espressioni a livello mondiale!) già dalla metà dell’800 in tempo pre-fillossera, grazie al Conte Corinaldi; tra le bacche bianche invece si fanno valere le varietà autoctone come il Serprino (cugino della Glera con cui si fa il Prosecco), il Tai (un tempo chiamato Tocai, oggi Friulano, in Friuli), la Garganega (uva vulcanica per eccellenza) e soprattutto il Moscato giallo, re dei Colli Euganei, localmente chiamato Fior d’Arancio per via dei suoi intensi profumi di zagara.  

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Pubblicato da: Redazione il 14/04/2025

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